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sabato 28 novembre 2009

Salviamo il nostro patrimonio culturale


"""I Mercati Saraceni sono testimonianza di un lungo periodo storico condizionato dal terrore delle scorrerie saracene. Le orde arabe, alle quali nel XVI secolo succedettero quelle turche, conseguenti all'espansionismo ottomano nel Mediterraneo, costrinsero ottomano nel Mediterraneo, costrinsero le popolazioni della costa calabrese ad abbandonare i litorali insicuri per rifugiarsi nei villaggi dell'entroterra arroccati su alture dai fianchi ripidi, circondati da gole e burroni, serrati tra possenti mura e protetti spesso da un castello. A protezione delle coste, furono edificate le torri d'avvistamento.
Due sopravvivono ancora a Cirò Marina: la Torre Nuova e la Torre Vecchia. Quest'ultima, più antica ma meglio conservata, risalirebbe al IX secolo; fu eretta su un formidabile punto d'avvistamento: il promontorio di Madonna di Mare. La Torre "Nova", invece, per richiesta del feudatario di Cirò, Vespasiano Spinelli, fu edificata a protezione della zona a sud di Cirò Marina, nel 1596; lo attesta un documento che rivela la volontà del viceré spagnolo D'Alcalà di potenziare il sistema difensivo nella Calabria Ultra e Citra con nuove torri, tra le quali una ed il restauro di quelle preesistenti.
L'esigenza era esplosa prepotente dopo le rovinose incursioni subite dal territorio. Per la copertura delle spese, fu imposta una forte tassazione a tutte le Università (Comuni) poste a meno di 12 miglia dalla costa; queste dovevano provvedere anche alle spese di manutenzione, per l'artiglieria al mantenimento del corpo di guardia e dei "cavallari", che avevano il compito di correre veloci e dare l'allarme ai borghi in caso di pericolo. Le due Torri di Cirò Marina hanno forma quadrangolare. La Torre nuova è peggio conservata - forse anche a causa delle truffe operate dai costruttori dell'epoca, che ricorrevano frequentemente a materiale di scarto. Non aveva un'entrata e quindi vi si accedeva solo attraverso un ponte levatoio. All'interno, il locale del piano inferiore era adibito a cucina con l'imponente camino che serviva anche per riscaldare l'ambiente d'inverno."""


Questo è quanto si evince dalla pagine di internt ed è quanto i mercati saraceni e le Torri hanno rappresentato in passato. Ma la domanda è: cosa rappresentano per noi oggi e ancora quanta importanza assumono i beni culturali nell’ambito delle economie locali?
Il patrimonio culturale, costituisce una sorta di DNA della comunità, in quanto memoria del passato ed eredità di conoscenze, ed è quindi necessario non considerarlo come un elemento separato dal contesto su cui viene ad incidere. Occorre, pertanto, considerare il territorio nella sua globalità, come insieme di passato e presente, di beni culturali e di paesaggio, di attività economiche e abitudini di vita.
L’elemento essenziale che contraddistingue il fenomeno dello sviluppo locale è da ricercare nella capacità dei soggetti istituzionali locali di cooperare per avviare percorsi di sviluppo condivisi che mobilitino risorse e competenze locali. Protagonismo dei soggetti locali che favorisce lo sviluppo solo allorquando riesce ad attrarre in modo intelligente risorse esterne o allorquando è in grado di cogliere le opportunità che la globalizzazione dei mercati offre alle nuove strategie di produzione di beni e servizi che valorizzino specifiche competenze e beni comuni.
I beni culturali costituiscono una componente essenziale del territorio e del paesaggio, pertanto entrano a pieno diritto nel contesto antropico contemporaneo e ne rappresentano un dato, della cui esistenza non può prescindere neppure chi non voglia attribuirvi alcun valore dal punto di vista culturale. Nella nostra società, l’interesse recente e crescente per i beni culturali e per il recupero dei luoghi – memoria nasce essenzialmente dal rispetto delle proprie origini e dalla consapevolezza che essi rappresentano un patrimonio inalienabile e irripetibile di valori storici, ambientali e artistici da conservare, ordinare e proteggere affinché non si perdano le tracce di quella ricchezza di testimonianze che forma la nostra comune identità culturale.
Occorre, quindi, assicurare alle generazioni future la fruizione del patrimonio culturale di cui si dispone, ponendo molta attenzione alla sua funzione di testimonianza del passato oltre che a quella di fonte di sviluppo economico.
Per raggiungere tali obiettivi è necessaria la partecipazione attiva delle forze della cultura e di tutti coloro che svolgono un ruolo attivo nella moderna società. Bisogna favorire una politica che promuova l’interscambio tra i beni, il loro territorio e la collettività. Pertanto, è necessario che i relativi provvedimenti di tutela e valorizzazione siano inquadrati in un contesto programmatico sufficientemente coordinato e orientato in un’ottica che eviti lo svuotamento dei luoghi e, allo stesso tempo, controlli l’intera fenomenologia che in senso economico, sociale, culturale e funzionale condiziona direttamente e indirettamente la conservazione della tradizione storica di una comunità.
La cultura, dunque, non sembra più suscettibile di una visione del tutto estranea alle logiche generali che governano i fenomeni di sviluppo locale, ma costituisce, essa stessa, un fattore attivo di crescita socio-economica di un territorio. Si tratta, quindi, di orientare l’azione di programmazione verso processi che includano, nella politica culturale, obiettivi non solo connessi alla tutela ma anche alla valorizzazione e alla promozione, e di puntare su interventi in grado di coinvolgere mettendo a “sistema” tutte le risorse, umane, materiali e immateriali, disponibili in tale ambito e su modelli di gestione unitaria ed integrata del patrimonio culturale, turistico e ambientale di un territorio al fine di conseguire qualità dei servizi, efficienza nella spesa, economie di scala e capacità di aggregazione della domanda.
Da tutte queste considerazioni emerge la pressante necessità di adottare un modello di sviluppo nel quale valorizzazione e fruizione del patrimonio culturale occupino una nuova centralità all’interno delle politiche territoriali e una rilevanza strategica nei processi di organizzazione del territorio. Dall’intreccio tra economia e beni culturali scaturisce anche la non trascurabile ricaduta economica, per esempio, dei potenziali flussi di turismo alimentati dalla particolare attrattiva delle testimonianze del passato. Il turismo culturale, anche se non rappresenta l’obiettivo principale degli interventi, costituisce, però, un valido supporto per la valorizzazione e riqualificazione ambientale, promuovendo e stimolando operazioni di recupero e salvaguardia del patrimonio culturale ed esercitando azioni di richiamo su numerose attività economiche.
Salvaguardia, conservazione e valorizzazione dei beni culturali, insomma, si impongono sia per ragioni culturali e morali sia per le implicazioni economiche e sociali che ne derivano. Infatti, oltre a provocare un flusso di consistenti masse di turisti sembrano in grado di assorbire nuova occupazione, soprattutto giovane, e al tempo stesso di garantire competitività al territorio nel contesto generale.


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