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sabato 5 dicembre 2009

La lezione del volontariato che lo Stato non riesce a capire

E opinione diffusa che i volontari svolgono un'attività preziosa nel tenere insieme un tessuto sociale sempre pi sfilacciato, ma raramente trovano un sostegno serio ed importante negli enti pubblici locali. Troppi Comuni applicano in modo perverso il principio di sussidiarietà: tendono cioè a fare tutto direttamente, chiedono aiuto alle associazioni di volontariato solo quando non ce la fanno da soli. Questo è un modo rovesciato di intendere il principio di sussidiarietà nel sociale, perché alza i costi degli interventi e ne diminuisce la produttività e l'utilità. Il modo corretto dovrebbe essere di lasciar fare le cose a chi è sul campo, vicino al problema ed ai bisogni, e sostenere in modo serio e sistematico le azioni di pubblica utilità.
Il volontario oggi non è un intruso che si intrufola nei vuoti lasciati dallo Stato, ma fa cose che lo Stato non è (e non sarà mai) capace di fare. E le fa molto più economicamente dello Stato e degli enti locali (per vari motivi ed in primo luogo per il grandissimo valore economico apportato dai membri del volontariato non retribuiti e per una generale sobrietà di stipendi e di costi generali).
Ci sono spinte ideali che meritano attenzione, c'è un elenco infinito di buone pratiche a favore di minori, anziaffi, disabili, extracomunitari, senzatetto. Per tutto questo è giusto pretendere non un'elemosina, ma una contribuzione, un corrispettivo solido, stabile, affidabile, che permetta di programmare e lavorare con una certa sicurezza. Lo Stato non ha ancora capito che onorare puntualmente il 5 per mille non è dare un'elemosina, ma fare un'operazione economicamente e socialmente vantaggiosa. Accanto alle ottuse inadempienze deilo Stato i rapporti restano, in genere, insoddisfacenti anche con gli enti locali che gestiscono gran parte dei servizi sociali. Quando affidano questi servizi all'esterno, spesso le burocrazie locali preferiscono accordarle ad affaristi del settore o in
base al principio di affiliazione perché così luerano bustarelle o altre utilità. Se affidassero, in modo sistematico e programmato lavori di assistenza sociale, manutenzione urbana, servizi vari alla persone e di promozione turistica, a cooperative cli giovani create e guidate da quelli che si possono anche Onorare puntualmente il 5 per mille non è dare un'elemosina, ma fare un'operazione vantaggiosa.
Anche il volontariato ha difetti da correggere: scarsa managerialità, inquinamento ideologico, frammentazione.
Formulate le giuste e necessarie critiche allo Stato e agli enti locali, il settore deve essere capace anche di una seria autocritica. Ci sono
errori da correggere che vengono dal passato, come il non aver rivendicato, con dignità, un ruolo importante per il buon funzionamento della società e dell'economia, accontentandosi di un ruolo subordinato, basato sulle elemosine piuttosto che su dovuti corrispettivi per la funzione svolta (come dovrebbe essere il 5 per mille). E poi: la precarietà finanziaria; la scarsa managerialità; l'inquinamento politico ideologico; l'eccessiva frammentazione; la grande confusione tra i vari soggetti che rientrano, in modo ormai troppo indistinto, nel concetto di terzo settore. L'inquadramento serio, costruttivo e impegnato del volontariato nell'ambito dell'economia e della società italiana è tema di grande interesse nazionale anche perché tanti sono i giovani che, attratti verso il settore dalla spinta di una visione generosa della vita, devono trovare un ambiente che ne favorisca la crescita umana e professionale, che non li umili e li respinga. In un
Paese dove spesso la sopraffazione e l'appartenenza (alle varie cordate) sembrano paganti, la lezione dei volontari ci insegna che generosità, onestà e altruismo restano valori fondamentali per riempire di fiducia e di speranza la vita e il futuro di un Paese.


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