ESSERE PARTE ATTIVA, PROTAGONISTI E NON OSPITI DEL NOSTRO TEMPO!

domenica 14 novembre 2010

Divertimento Sicuro 2


La legge 29.7.2010, n. 120 pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n.175 ha introdotto le nuove "Disposizioni in materia di sicurezza stradale”, in modifica a molti punti del Codice della Strada.
Dal 13 novembre infatti, i locali che chiudono dopo le 24 devono dotarsi di etilometro a disposizione della clientela che ne faccia richiesta.
Il punto caldo dell'articolo recita nel seguente modo:
"2-quater. I titolari e i gestori dei locali di cui al comma 2, che proseguano la propria attivita' oltre le ore 24, devono avere presso almeno un'uscita del locale un apparecchio di rilevazione del tasso alcolemico, di tipo precursore chimico o elettronico, a disposizione dei clienti che desiderino verificare il proprio stato di idoneita' alla guida dopo l'assunzione di alcool. Devono altresi' esporre all'entrata, all'interno e all'uscita dei locali apposite tabelle che riproducano:
a) la descrizione dei sintomi correlati ai diversi livelli di concentrazione alcolemica nell'aria alveolare espirata;
b) le quantita', espresse in centimetri cubici, delle bevande alcoliche piu' comuni che determinano il superamento del tasso alcolemico per la guida in stato di ebbrezza, pari a 0,5 grammi per litro, da determinare anche sulla base del peso corporeo."
I cartelli devono essere esposti in tre luoghi diversi, quali ingresso, uscita e interno del locale mentre l'etilometro almeno all'uscita. La non osservanza di questa normativa comporta una sanzione che può variare da 400 a 1200 Euro per entrambe le obbligatorietà.
Oltre ai cartelli devono essere presenti gli Alcol-test che possono essere monouso oppure elettronici. Il servizio dovrebbe essere gratuito per la clientela ed i cartelli possono essere scaricati dai siti degli esercenti.
Le associazioni di categoria avevano già fatto sentire la loro opinione a luglio e sottolineavano in particolare l'esigenza di non sovrastimare la responsabilità degli esercenti nei confronti delle tematiche di sicurezza stradale. In realtà sono invitati all'esposizione di questi cartelli anche i locali che chiudono prima delle 24 al fine di sensibilizzare i giovani al controllo del proprio stato di autonomia e benessere nella guida del veicolo.
Per la nostra Associazione che gia ha affroNtato campagne di questo tipo è una notizia che ripaga anche un po del lavoro svolto fin d'ora, e che Trecentosessanta vuole riproporre anche quest'anno.
Ovviamente ogni provvedimento è una goccia nell'oceano che però man mano può portare a soluzioni sempre più serie e concrete.
Noi di Trecentosessanta continueremo a portare avanti questa iniziativa perchè teniamo davvero alla sicurezza dei giovani dei Cirò Marina, e come in ogni nostro comunicato invitiamo quanti pùà coetanei vogliano aggregarsi al nostro progetto. Più siamo e più possiamo!!!!

domenica 7 novembre 2010

Le proposte dei nuovi entrati




L'associazione politico-culturale trecentosessanta di Cirò Marina, fondata da ormai un anno attraverso un gruppo di giovani studenti, ha recentemente rinnovato il suo direttivo, votando come proprio presidente Raffaele Patera, studente dell'Unical di Cosenza, e come parte di spicco dell'organico Luigi Marinello e Antonio Castiglione, due ragazzi appena maggiorenni del posto. Questa associazione, pur insediata da un tempo relativamente breve, ha fin dall'inizio promosso proposte di grande valenza culturale e sociale rivolte specialmente al mondo degli adolescenti. Tra cui "Divertimento Sicuro" che mira alla sensibilizzazione sulle tematiche dell'abuso di alcolici al fine di ridurre i rischi sulla strada e non solo.

Con l'entusiasmo dei nuovi componenti del direttivo si inizia a discutere di nuove proposte, tra le quali la più importante e significativa è quella di costituire un consiglio comunale dei giovani. Esso è un organo democratico di rappresentanza di tutti i giovani tra i 15 e i 25 anni, autonomamente istituito dal comune e promuove la partecipazione dei giovani alla vita sociale, politica e culturale del paese, allo scopo di favorire la libera espressione del loro punto di vista su tutte le questioni che riguardano il territorio comunale, con particolare attenzione a quelle di interesse giovanile.

Questo progetto, sebbene in fine di legislatura, trecentosessanta vuole potarlo all'attenzione della giunta Parrilla, essendo sicuramente un punto importante per la diffusione della politica e dell'attivismo nel paese. Se ciò non fosse possibile verrà sicuramente riproposta l'iniziativa alla nuova amministrazione comunale.

L'associazione, che già ha riscontrato numerose adesioni, è sempre aperta alla collaborazione con tutti i movimenti del mondo dell'associazionismo, anche al di fuori dei confini comunali.

lunedì 1 novembre 2010

Lavoriamo da "GENERAZIONE"


Giovani troppo accondiscendenti nell'essere trattati più come figli che come cittadini, nel chiedere come favore dai genitori quanto invece si dovrebbe dallo Stato come diritto, facendo prevalere il disincanto, l'inerzia, l'arte tutta "nostrana" di andare avanti vivacchiando!
Se è innegabile che io giovani ereditano una situazione di svantaggio determinata dalle infauste scelte operate dalle generazioni più grandi, ciò non può costituire un alibi. La storia insegna che nonostante gli ostacoli, ogni generazione ha comunque il compito, anzi il dovere di trovare la propria strada. Ogni generazioni ha come destino quello di trovare la propria via quindi, guadagnando il proprio spazio vitale e, se gli viene precluso, di forzare il cambiamento.
Dunque se i giovani pensano di aver diritto ad un futuro migliore rispetto a quello che gli è stato preconfezionato, l'unica possibilità, in una società rigida, è quella semplicemente di prenderselo.
Avere l'arrogante audacia di lottare senza timori reversibili, il creativo coraggio di riattivare un conflitto generazionale di cambiamento, la lucida determinazione di rompere una volta per tutte la lunga tregua generazionale che blocca in un abbraccio soffocante le energie più vigorose del nostro paese.
Muoversi da generazione. Per essere in senso pieno una "generazione" non basta essere un insieme di persone nate nello stesso periodo, occorre anche una pulsione affine, un reagire unitario. Una reazione che nasce per contrasto ai limiti e alle contraddizioni del mondo dei padri ed è portavoce di una nuova visione. Frutto di un rapporto dialettico tra generazioni, tra chi in quel momento storico è giovane e si sta affacciando alla vita pubblica e chi è adulto e rappresenta lo status quo. Un'identità generazionale che si sviluppa in età giovanile che risulta tanto più forte quanto più accentuata e consapevole è la contrapposizione tra la rigidità della tradizione e la spontaneità dell'innovazione.
"Io sono la prova che in questo paese tutto può accadere, sono state le parole di Barack Obama nel suo primo discorso dopo l'esito delle elezioni americane. Non è a caso che due giovani su tre l'abbiano votato. Da noi il cambiamento è destinato ad avere vita più dura, data la minor consistenza demografica delle forze che per propria natura sono più aperte al nuovo. La forza numerica più ridotta richiederebbe allora di essere compensata da un maggior coraggio: meno difese della posizioni raggiunte da parte delle vecchie generazioni, meno coaptazione, più disponibilità a mettersi in discussione. E soprattutto più coraggio da parte dei giovani nel guadagnare il proprio spazio.
Rivolgendomi agli attuali ventenni, dico che chi ha adesso in mano le leve del potere non è affatto interessato al cambiamento e a far crescere il paese, e lo dimostrano i risulta degli ultimi anni. A fronte di tale sta però il successo personale nella difesa del proprio benessere, mentre le condizioni dei giovani italiani si sono progressivamente deteriorate. La combinazione di questi fatti dovrebbe essere sufficiente per chiedere un'intera fase è classe politica venga superata. Non è più accettabile che a guidare l'agire politico siano logiche miopi fondate su regole del passato. E' necessario aprirsi al futuro, che significa anche, finalmente, impegnarsi per raggiungere e coinvolgere i più giovani.
Basta con la retorica, basta col campanilismo esagerato del "giovinismo", dove tutti ci si buttano a capofitto. Basta giovani usati come maschera per nascondere quanto di più logorato dal tempo c'è. Basta con i giovani permissivi e disinteressati. E' ora di agire. E' ora che la generazione passata consenta a quella presente di costruirsi il proprio futuro, decidere di se stessi, ed è ora che i giovani ventenni, trentenni ma anche quarantenni, si rimbocchino le maniche e prendano la situazione in mano, a qualsiasi costo, a qualsiasi rischio, con responsabilità, e con la coscienza che si è lavorati da soli alle proprie scelte.

mercoledì 6 ottobre 2010

Gli studenti i primi a mobilitarsi

Gli studenti siano i primi a mobilitarsi. L'appello di Trecentosessanta è rivolto innanzitutto a tutti gli studenti della provincia, che non debbano come sempre chinarsi alle scelte scellerate delle isituzioni.
Diamo voce al disagio, non nascondiamoci ma gridiamo ad alta voce le nostre esigenze. L'Associazione Trecentosessanta che vuole essere sempre in prima linea con i giovani e per i giovani, perchè di giovani è costituita, offre tutta la sua disponibilità ai molti studenti che in questi giorni si movimentano affinche le istituzioni si diano dafare e mettono al disagio causato dalla sfasamento tra gli orari d’uscita delle singole scuole con gli orari di partenza degli autobus.
L'inizio dell'anno scolastico non inizia nel migliore dei modi, ma nel segno ancora una volta di problematiche,con giornate massacranti per gli studenti fuori sede della provincia di Crotone che usufruisco dell'autobus per andare a scuola e che rientrano a casa molto tardi a casa appunto dello sfasamento degli orari.
Le isituzioni scolastiche ovviamente sono obbligate dall'ormai noto decreto Gelmini, a rispettare la durata di 60 minuti dell'unità oraria della lezioni in un quadro che si articola da un minimo di 30 ore ad un massimo di 39 ore settimanali. E' opportuno quindi un incontro immediato sui problemi legati alla difficoltà di realizzare
appunto una predisposizione oraria corretta per la partenza e l'arrivo degli autobus.
Ancora una volta però noi poniamo fari puntati sugli studenti stessi, che invitiamo a farsi sentire sempre di più. Bene fanno i Gd alla quale ci accostiamo che manifestano in piazza a nome di tutti gli studenti della provincia.

martedì 28 settembre 2010

Trecentosessanta propone il Consiglio Comunale dei Giovani

Al fine di incentivare la partecipazione dei giovani ai processi decisionali locali,
Trecentosessanta vuole promuovere l’istituzione a livello comunale del
Consiglio Comunale dei Giovani, un vero e proprio organismo di rappresentazione
democratica di tutti i giovani presenti nel territorio, con funzioni consultive
di natura preventiva e obbligatoria su tutti gli atti amministrativi comunali
che a vario titolo interessano i giovani.
Lo scopo che Trecentosessanta vuole raggiungere è quello di promuovere la
partecipazione dei giovani alla vita sociale, politica e culturale del paese,
allo scopo di favorire la libera espressione del loro punto di vista su tutte
le questioni che riguardano il territorio comunale con particolare attenzione a
quello di stretto interesse giovanile.
Questo che stiamo vivendo è un momento storico nel quale i cittadini sono
sempre più distanti dai partiti e dalla politica in generale. Specialmente i
ragazzi non si sentono coinvolti e stimolati ad impegnarsi in prima persona per
difendere le proprie idee e promuovere legittime istanze. Con Consiglio
Comunale dei Giovani si avrebbe un osservatorio privilegiato, perché il parere
dei ragazzi sarà espresso in maniera diretta. Esso può rappresentare una scuola
di vita, un’esperienza diversa e formativa che preparerà i ragazzi a diventare
cittadini di domani, coloro che opereranno collettivamente per lo sviluppo
economico ed il benessere sociale della società, attraverso un percorso aperto
a tutti.
Lo strumento del Consiglio Comunale dei Giovani permetterebbe di ascoltare i
ragazzi che significa creare occasioni ed idee per una città più vivibile e
porre le basi di una comunità più forte e consapevole.
Ovvio che Trecentosessanta invita inoltre a riflettere su questa proposta
anche le scuole. Perché è nelle scuole cerchiamo di stimolare la curiosità
degli studenti attraverso domande e confronti diretti su molteplici tematiche e
l’esortiamo ad esprimere le proprie idee e considerazioni.
Tutta via il lavoro non può esaurirsi nelle scuole: il progetto deve avere una
reale ricaduta sul territorio e per tanto è necessario intavolare un confronto
approfondito e articolato con le amministrazioni e le realtà locali nel loro
complesso. E’ evidente che il Consiglio Comunale dei Giovani non è
semplicemente un punto di arrivo di un progetto, bensì un primo strumento per
affrontare le questioni e contribuire a creare contesti più equilibrati tra i
giovani e l’intera comunità.
La proposta dell’Associazione Trecentosessanta si sviluppa dalla
consapevolezza dei giovani dell’associazione che manca un luogo di formazione a
Cirò Marina. Giovani, quelli di Trecentosessanta , che appassionati della
politica e del bene per il sociale, hanno trovato fuori sede, un luogo dove far
sfociare il loro interesse in attività sociali svolte all’interno delle
associazione studentesche dell’Università della Calabria, quali Università
Futura e Unicalternativa360. Da qui l’iniziativa appunto di trasportare sul
territorio luoghi del genere che permettono una crescita culturale e sociale
dei giovani di Cirò Marina.
L’Associazione Trecentosessanta invita tutte le realtà sociali di Cirò Marina
a riflettere sulla proposta.

Raffaele Patera è il nuovo presidente di Trecentosessanta


L'Associazione Trecentosessanta, ad un anno dalla sua costituzione, come da
statuto, cambia la sua guida. Il giovane Raffaele Patera, ventiduenne studente
universitario presso l'Università della Calabria, diviene il nuovo Presidente
dell’associazione e succede ad Antonio Pace, il cui direttivo è composto, oltre
che dal presidente, da Ferraro Stefano, Marinello Luigi, Castiglione Antonio e
Ciccarelli Guido.

sabato 4 settembre 2010

Antonio Pace, vice segretario del PD - Il bene per Ciro’ Marina al primo posto

Il bene per Ciro’ Marina é il passo più importante che i politici del territorio devono attuare nella maniera piu assoluta.
Il Partito Democratico, che questo passaggio ha ben inglobato nella propria attività politica, nelle parole del suo vice segretario Antonio Pace, e di tutto il gruppo dei giovani, nel ribadire ancora una volta un no secco alle liste civiche e un ritorno alla politica dei partiti,ancora più forte è il nostro dissenso ai personalismi all'intero della politica ciromarinese.
La politica è lo strumento per la gestione dei beni e dei servizi comuni e in nessun modo dissensi personali ne possono influenzare l'azione. Diamo uno strappo netto alla concezione di politica come carriera, ma ribadiamo lo spirito nel servizio ai cittadini.
E’ da noi giovani che deve partire l'imput, il cambio generazionale tanto acclamato e osannato della politica contemporanea, non avverrà mai se a creare i presupposti non siamo noi stessi.
Dare spazio ai giovani, e lo slogan più acclamato, ma noi e i nostri coetanei sappiamo bennissimo che nessuno da spazio, perchè nessuno ne è detentore, ma solo gestore di un impegno verso i cittadini.
E’ per i giovani e Ciro Marina, che gli uomini di esperienza devono insegnare come gestire nel migliore dei modi tale impegno,un passaggio questo, che solo la vita di partito può garantire, in quanto è nei partiti che ci si forma,ed è nei partiti che si impara ad amministrare, non ci si può più concedere a chi garantisce un potenziale elettorale basato sul parentato ma che e privo di ogni esperienza politica ed amministrativa.
Il Partito Democratico, a partire dal suo segretario, Luigi Valente è pronto ad attuare una politica seria di rinnovamento, soprattutto nelle idee, che si rifà al suo codice etico e che nella trasparenza, nella legalità e nella difesa dell'ambiente pone le basi principali del suo programma. Un partito che ha il suo centro decisionale nel proprio circolo, da dove ogni direttiva, su candidati, programmi, e quant'altro, se ne discute esclusivamente. Un programma che il Partito Democratico, vuole elaborare e condividere con
tutti gli eventuali alleati, convinti che la condivisione di punti comuni con tutte le forze politiche può affrontare in maniera decisa le problematiche della città.
Esplicitata la nostra linea, noi giovani del partito democratico, sulla coerenza di un progetto atto a trovare le migliori soluzioni per affrontare i disagi, soprattutto dei giovani della nostra cittadina,invitiamo tutte le
forze giovanili di centro e di centrosinistra ad un dialogo per un impegno comune al raggiungimento di tale scopo.

Antonio Pace, vice segretario del PD

martedì 17 agosto 2010

Riflessioni politiche verso le amministrative

Convinzione, consapevolezza e coscienza di vivere, chi attivamente chi passivamente, in una grande cittadina, il quale futuro amministrativo non puo non passare per una politica seria, fatta di interessi per la collettività e vicina ai cittadini, e attraverso persone umanamente valide, di capacità e di valori, che "solo una struttura partitica può garantire".
Noi, diciamo stop, netto, fermo e deciso alle liste civiche, che riscendano in campo i partiti. E' da un concetto semplice e chiaro che ripartiamo, e della quale vuole ripartire il Partito Democratico, "il partito è il filtro tra comunità e amministrazione, la vicinanza alle istituzioni e alle problematiche dei cittadini". E' il partito che interviene nel tessuto sociale, che guarda ai cittadini, ne avverte i problemi e ne sente i lamenti, e il Partito Democratico si pone come punto di riferimento.
Troppo spesso e mal volentieri il palazzo stesso de comune è considerato come un organo a se, espressione di una forza esterna, estranea e distante dai cittadini. Questo è il rischio che bisogna evitare al voto delle prossime amministrative, Cirò Marina non è un piccolo paese di periferia ma è la prima città della provincia, dopo il capoluogo, strategica per il territorio. Il processo di sviluppo di questa città si avvierà solo se ancorato ai grandi processi politici regionale e nazionali.
Noi sottolineiamo ancora una volta che non si può governare con liste civiche di pur brave persone, in quanto cariche di problematiche e che a livello programmatico rischiano di cadere nel qualunquismo, una sorta di marketing politico per offrire un prodotto con una confezione diversa ma dallo stesso contenuto.
Riteniamo fondamentale attivare e definire relazioni stabili con tutti i soggetti del nostro territorio deputati alla costruzione si saperi, evidenziando e specificando e ruoli di ogni singolo soggetto.
Noi, e il Partito Democratico tutto, vogliano realizzare un progetto che vuole essere uno strumento per l'obiettivo sopraindicato, un "patto per il territorio" costruito assieme ad esso, e attento a tutti i soggetti della società;: enti locali, istituti comprensivi, famiglie e terzo settore, imprese e la comunità tutta.
Inoltre ci permettiamo di sottolineare che tutti noi prima di ogni cosa siamo cittadini, non mettiamo distanze tra chi esercita un ruolo politico e l'elettore perchè sono l la medesima cosa.. forse è proprio questo l'errore dimenticare che siamo tutti cittadini e che tutti responsabilmente dobbiamo impegnarci per il bene comune.
Il Partito Democratico è pronto a cogliere la sfida e invita tutti a fare lo stesso e a promuovere lo stesso progetto condiviso, e promuove si intelligenza e coscienza che individuano il difficile quadro del territorio, ma proclama anche volontà, consapevolezza che lottando si può cambiare lo stato delle cose..
Lavoriamo su questi temi, su queste sfide e cerchiamo di trovare, per quelle che sono le nostre capacità, le soluzioni migliori, e siamo nettamente contrari ad uno scontro politico fatto di attacchi all'uomo e non all'operato, di chi non conosce nemmeno la storia, di un gruppo come il nostro che nasce da lontano, che si sposta dal campus universitario e dall'associazionismo studentesco per arrivare sul territorio. Un gruppo che si sta facendo le ossa sa solo, che la pelle non la venduta a nessuno, perchè sempre in autonomia ha lavorato, a partire alle primarie del 14 ottobre alla nascita del PD, al congresso provinciale, a quello regionale candidando il proprio referente, alle ultime elezioni regionali. Un gruppo che ha sempre promosso la linea dei giovani, come dimostra la scelta di appoggiare al congresso il segretario Valente, e che per questo partito si è sempre speso, fin dalla nascita, non solo in periodi elettorali per ottenere i propri tornaconti personali, perchè l'attaccamento è sentito, ed è verso il PD.

sabato 10 aprile 2010

La proposta di Divertimento Sicuro


Ecco la proposta che l'associazione Trecentosessanta propone con Divertimento Sicuro. L'atto è stato direttamente mostrato agli enti locali:

PUNTO 1: MODIFICA DELL'ORARIO.
Proponiamo di anticipare l’orario di apertura e chiusura delle serate in discoteca. Evitare che i ragazzi mancano di un adeguato riposo, che unito all’assunzione esagerata di alcol, rappresentano un cocktail micidiale;
PUNTO 2: NORME PER LA VENDITA SOSTANZE ALCOLICHE
La proposta di divertimento sicuro propone di limitare drasticamente il consumo di sostanze alcoliche o superalcoliche all'interno dei locali d'intrattenimento. Sarà prevista dal gestore una tessera ove ad ogni consumazione conseguirà un'affrancatura. Ogni persona potrà consumare un numero massimo di 2 bevande alcoliche o 1 superalcoliche. La vendita di tali bevande è sospesa a partire da un'ora prima della chiusura del locale e sarà applicata a tutti i locali di intrattenimento, siano essi discoteche o bar. Questo provvedimento ha lo scopo, in associazione alla chiusura anticipata delle discoteche, di diminuire drasticamente il consumo di sostanze alcoliche o superalcoliche e di conseguenza il numero di incidenti notturni.
PUNTO 3: POTENZIAMENTO DELLE MISURE DI SICUREZZA
Gli incidenti stradali sempre numerosi di sabato sera, l'alcol, le droghe e gli atti di violenza che si consumano manifestandosi con l'euforia e la non curanza rendono spesso sottile la linea di confine tra divertimento e disastro. Questa linea può essere rafforzata e distanziata proprio partendo da chi gestisce luoghi di divertimento giovanile e da chi si assume il compito di svolgere un servizio d'ordine all'interno delle discoteche. La proposta di divertimento sicuro promuove l'inserimento di una nuova figura preposta a controllare la sicurezza e il regolare svolgimento della serata, a contenere e limitare fenomeni quali risse e regolamenti di conti, sia all'interno del locale che nelle zone ad esso adiacenti. Tali addetti, identificati con il titolo di "Discoperator", hanno il compito principale di mantenersi in costante contatto con le Forze dell'Ordine, aggiornandoli sulla situazione del locale in caso di risse o tafferugli, di informare i giovani sui rischi derivanti dall'abuso dell'alcol e di sostanze stupefacenti e di ricordare i rischi conseguenti l'eccesso di velocità.
PUNTO 4: DISCOBUS.
La presente proposta ha come finalità quella di limitare il numero di morti su strada per incidenti. Proprio per questa finalità si prevede l'istituzione di un servizio di autobus di collegamento fra i locali di intrattenimento e le principali piazze in modo tale da limitare l'uso delle autovetture private per gli spostamenti.
PUNTO 5: SENSIBILIZZAZIONE SUL TEMA SICUREZZA.
Organizzare convegni di sensibilizzazione sul tema all'interno di ambienti sia scolastici che extra, istruendo i giovani, sin dalle scuole medie, sull'importanza di rispettare il codice della strada al fine di limitare gli incidenti.
PUNTO 6: AGEVOLAZIONI AL SETTORE E LOTTA ALL'ABUSIVISMO.
La proposta di divertimento sicuro, alla luce delle restrizioni imposte dalla stessa proposta ai titolari dei locali di intrattenimento, prevede una serie di agevolazioni e regolamentazioni del settore. Per ciò che concerne i contributi, potrebbero essere destinati dei fondi, proporzionali alla capienza del locale, per la dotazione di un impianto di videosorveglianza adeguato. Saranno applicati dei controlli e delle sanzioni a coloro che, sprovvisti di adeguata licenza, organizzano serate in musica in luoghi esterni, al fine di tutelare i titolari dei locali oggetto della legge.

martedì 30 marzo 2010

Divertimento Sicuro.... Continua


Divertimento Sicuro, continua la campagna di sensibilizzazione dell'associazione Trecentosessanta di Cirò Marina, a favore del bere responsabile verso i giovani. Domenica mattina si è svolto a Palazzo Porti un convegno del medesimo tema, dove al tavolo dei relatori, oltre che al proprio Presidente, Antonio Pace, l'associazione ha provveduto a far intervenire tutti gli artefici che hanno permesso a
Trecentosessanta di realizzare il primo atto del del progetto Divertimento
Sicuro, nel giorno di Santo Stefano dello scorso anno, e cioè:
il dirigente dell'ASP di Crotone Dott. Carmine Spadafora, il dirigente medico
della questura crotonese Dott. Salvatore Pontieri, oltre
che al Sindaco di Cirò Marina Dott. Nicodemo Parrilla e all'assessore
regionale alle attività produttive l'On. Francesco Sulla.
Il sala, dove è stato proiettato un video di sensibilizzazione realizzato da
Trecentosessanta, che la stessa associazione provvede a far
girare su internet nei social network, Antonio Pace, che in considerazione del
fatto che per Trecentosessanta si trattava della prima
uscita pubblica, ha voluto innanzitutto fare un cenno di cosa sia
l'associazione - "Trecentosessanta vuole essere per i giovani di Cirò
Marina un luogo, un luogo in cui incontrarsi, discutere e affrontare i
problemi della propria città"- volendo però precisare - "che
Trecentosessanta conosce le proprie potenzialità e che le iniziative promosse
non sono di sola propaganda e nel motivo di raccogliere
consensi, ma di sola e vara concretezza"-. Il convegno è stato organizzato per
dare un seguito al progetto Divertimento Sicuro,
cercando di coinvolgere famiglie, che per ogni tema riguardante i giovani,
rappresentano il primo punto di appoggio, la scuola che deve
tornare ad essere un luogo oltre che di didattica anche di educazione, gli
Enti Locali, alla quale Trecentosessanta si è rivolta con una
proposta scritta riguardante sei punti cruciali da trattar (la modifica
dell'orario delle ore del divertimento, norme per la vendita di
sostanze alcoliche,potenziamento delle misure di sicurezza, impegno di mezzi
di trasporto alternativi, sensibilizzazione sul tema
sicurezza, agevolazioni al settore lotta e abusivismo), e soprattutto ai
gestori dei locali, essendo loro i principali protagonisti di iniziative
a gestire i luoghi del divertimento giovanile.
All'intervento di Antonio Pace, è seguito quello del Dott. Carmine Spadafora
che ha espresso tutto il suo interesse a continuare a
stabilire una linea di collaborazione con Trecentosessanta, ritenendosi molto
entusiasta del lavoro svolto dall'associazione,
raccontando anche esperienza e di vita e di lavoro tutte sul medesimo campo
riguardante l'educazione al bere responsabile.
Il convegno ha anche avuto l'interessante e apprezzabile intervento del Dott.
Salvatore Pontieri, della questura di Crotone, che ha
mostrato tutte le tecniche utilizzate dalle forze dell'ordine nel tentativo di
arginare il problema delle stragi del sabato sera, mostrando
diapositive delle tecniche utilizzate, e dando alcuni numeri sull'entità del
problema, che hanno esposto un dato molto duro quanto
purtroppo accertato - " ogni anno per le strade italiane muoiono 7000 giovani
l'anno in incidenti dovuti all'eccesso di alcol nel
sangue"-.
Sono poi intervenuti le due figure istituzionali presenti che hanno aiutato
Trecentosessanta a realizzare il progetto. Il Sindaco Parrilla a
voluto dare i suoi complimenti per il lavoro svolto da Trecentosessanta fin
qui, mostrandosi gia da tempo come sostenitore
dell'associazione e delle iniziative promosse, offrendo il proprio appoggio
per la riuscita del progetto Divertimento Sicuro.
Ha chiudere l'intervento dell'On. Sulla, che oltre a fare anch'egli i
complimenti all'associazione, ha voluto soffermarsi sul fatto che
esigono provvedimenti seri da parte della politica su tematiche del genere e
ritenendo l'impegno dei giovani di Trecentosessanta come
modello per tutta la comunità ciromarinese ha voluto esprimere tutto i suo
impegno nel mettere in campo le proprie capacità per
portare avanti l'iniziativa offrendo il suo massimo supporto.
Il presidente di Trecentosessanta, Antonio Pace, ha volto ringraziere tutte le
istituzioni presenti al convegno, sentendo da parte loro
soprattutto una avvicinanza all'associazione e soprattutto mostrando
sensibilità nei confronti ai temi trattati da essa.

venerdì 26 febbraio 2010

Il progetto Scuola&Volontariato


Venerdì 26 Febbraio è andato in scena uno degli incontri previsti per il conseguimento del progetto Scuola&Volontariato realizzato dall'Associazione Trecentosessanta di Cirò Marina. L'incontro è avvenuto con le classi della scuola media inferiore Casoppero, alla quale hanno preso parte oltre che ai rappresentati di Trecentosessanta, quali Andrea Doria e Giuseppe Pugliese, hanno anche anche contribuito ad alimentare il dibattito il presidente dell'associazione La Speranza, Franco Castiglione e la dott.ssa Aloisio, in qualità di relatrice. Il tema trattato nell'occasione è quello della disabilità affiancato a quello del volontariato. Il segratario di Trecentosessanta Giuseppe Pugliese, che ha moderato il dibattito, è intervenuto per spiegarè le finalità e gli obiettivi che l'associazione Trecentosessanta intende raggiungere col progetto.
Il progetto “Scuola & Volontariato” nasce dall’esigenza di dare centralità alla promozione della cittadinanza solidale e della partecipazione democratica nei ragazzi della città. Unitamente al bisogno di sviluppare sentimenti solidarietà e sensibilizzazione al volontariato e di promuovere la partecipazione attiva cittadinanza, c’è l’urgenza di favorire occasioni di formazione e di dialogo al fine di creare momenti significativi per la crescita del singolo. Il volontariato è inteso come momento caratteristico per costruire relazioni importanti con l’altro, per sviluppare atteggiamenti solidali, per imparare la gratuità del dono; la sua forte componente valoriale, la capacità di anticipare rispondere ai bisogni emergenti può essere una tappa importante per la prevenzione contro devianze giovanili, coinvolgendo gli stessi giovani in attività di partecipazione dinamica.
Andrea Doria, in qualità di relatore dell'associazione, oltre che portatore di esperienza del suo vissuto da diversamente abile, che ancora vive, marcando i toni della mancata presenza sul territorio di personale tecnico specifico specializzato, pone l'accento sul fatto che, a tal proposito, è da perseguire l'unica forma solidale assistenziale sul territorio, e cioè il volontariato spontaneo, che esce fuori solo da una campagna di sensibilizzazione su tutto il tessuto sociale, a cominciare dai giovanissimi, cosa che Trecentosessanta col suo progetto vuole fare. A chiudere il dibatti, i responsabili dell'associazione La Speranza, Franco Castiglione e la dott.ssa Aloisio, hanno presentato l'operato svolto dalla loro attività nell'arco degli otto anni dalla loro costituzione, illustrando tutte le sfide e le battaglie da loro perseguite, invitando i ragazzi a visitare la loro struttura in una giornata dedicata anora alla sensibilizzazione.
Il Presdiente di Trecentsessanta, Antonio Pace, oltre che ringraziare l'associazione La Speraza e i dirigenti della scuola media inferiore Casoppero, promuove il concetto della vita indipendente che non è semplice, perché richiede un cambiamento culturale nella società: la vita indipendente deve essere un obiettivo realizzabile, ma perché questo accada occorre un impegno forte, soprattutto da parte
nostra, che dobbiamo crederci profondamente, è necessario una forte determinazione, una grande fiducia in se stessi, un intenso sforzo di collaborazione con chi ci sta accanto per aiutarci a superare le nostre difficoltà, il sostegno pubblico per questo è indispensabile, ogni società civile dovrebbe prevedere per le nostre famiglie delle forme di aiuto, diretto e indiretto, che siano costantemente finanziate e sui quali vada effettuato un continuo controllo di efficienza, per evitare dispersioni di risorse o un utilizzo
poco efficace. Ai progetti di sostegno serve continuità: non si può fare affidamento su un aiuto solo per periodi brevi di tempo, perché nella disabilità di cui parliamo si può progredire ma difficilmente si guarisce, l’aiuto è quindi necessario sempre.

martedì 26 gennaio 2010

27 Gennaio: Il Giorno della Memoria

Sessantacinque anni fa, il 27 gennaio 1945, venivano aperti i cancelli di Auschwitz. Le immagini che apparvero agli occhi dei soldati sovietici che liberarono il campo, sono impresse nella nostra memoria collettiva. Ad Auschwitz, come negli innumerevoli altri campi di concentramento e di sterminio creati dalla Germania nazista, erano stati commessi crimini di incredibile efferatezza. Tali crimini non furono commessi solo contro il popolo ebraico e gli altri popoli e categorie oppressi, ma contro tutta l’umanità, segnando una sorta di punto di non ritorno nella Storia.
L’uomo contemporaneo, con il suo grande bagaglio di conoscenze, nel cuore del continente più civile e avanzato, era caduto in un baratro. Aveva utilizzato il suo sapere per scopi criminali, tramutando quelle conquiste scientifiche e tecnologiche, di cui l’Europa era allora protagonista indiscussa, in strumenti per annichilire e distruggere intere popolazioni, primi fra tutti gli ebrei d’Europa.
Da quel trauma l’Europa e il mondo intero si risvegliarono estremamente scossi. Si domandarono come era stato possibile che la Shoah fosse avvenuta. E, soprattutto, quali comportamenti e azioni mettere in atto per scongiurare che accadesse di nuovo.
Dalla consapevolezza dei crimini di cui il nazismo si era macchiato nacque nel 1948 la Dichiarazione universale dei diritti umani, promulgata dalle Nazioni Unite allo scopo di riconoscere a livello internazionale i diritti inalienabili di tutti gli uomini in ogni nazione.
La consapevolezza di ciò che era stato Auschwitz fu tra gli elementi fondamentali per la costruzione, identitaria prima ancora che giuridica, della futura Europa unita.
Scriveva il filosofo Theodor Adorno che dopo Auschwitz sarebbe stato “impossibile scrivere poesie”, intendendo rendere l’idea di quali implicazioni radicali comportava assumersene la responsabilità, negli anni della ricostruzione e della nascita dell’Europa unita.
Era indispensabile stabilire con esattezza ciò che l’Europa non sarebbe stata. Alle radici dell’impostazione ideale dell’attuale Unione Europea c’è il rispetto per la dignità umana e il rigetto per ciò che era accaduto, sia prima che durante la guerra, a causa di idee razziste e liberticide. Auschwitz è la negazione dei principi ispiratori dell’Europa coesa, economicamente, socialmente e culturalmente avanzata che conosciamo oggi.
Il 27 gennaio 2010 il Giorno della Memoria si celebra in Italia per la decima volta. Dieci anni sono passati da quando fu chiesto all’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane di partecipare all’attuazione delle iniziative, promosse dalle istituzioni dello Stato italiano e in particolare dal Ministero dell’Istruzione, che avrebbero caratterizzato lo svolgimento di questa giornata. Oggi il Giorno della Memoria è diventato un’occasione fondamentale, per le scuole, di formare tanti giovani tramite una importante attività didattica e di ricerca.
Da allora l’ebraismo italiano si è a più riprese interrogato sul modo di proporre una riflessione che non fosse svuotata dei suoi significati più profondi, riducendosi a semplice celebrazione. Al di là delle giuste, necessarie parole su Shoah e Memoria, crediamo infatti che occorra cercare di perpetuare il senso vero di questo giorno.
Molti sono stati in questi anni gli studi, gli articoli, le riflessioni, le pubblicazioni di studiosi e intellettuali che hanno tentato di definire e ridefinire costantemente il senso della Memoria.
Esiste infatti una problematica della relazione tra Storia e Memoria. La Shoah è ormai consegnata ai libri di Storia, al pari di altri avvenimenti del passato. Pochi testimoni sono rimasti a raccontarci la loro esperienza. Si potrebbe ipotizzare una Memoria cristallizzata nei libri, come un evento importante ma lontano nel tempo, da studiare al pari di qualsiasi altro capitolo di un libro scolastico, con il rischio di rendere distante il significato e la ragione vera per cui il Giorno della Memoria è stato istituito per legge.
L’umanità esige che ciò che è avvenuto non accada più, in nessun luogo e in nessun tempo. E’ di enorme importanza che le nuove e future generazioni facciano proprio questo insegnamento nel modo più vivo e partecipato possibile, stimolando il dibattito, le domande, i “perché” indispensabili per la comprensione di quei tragici eventi.
Scriveva la filosofa Hannah Arendt, che il male non ha né profondità, né una dimensione demoniaca. Può ricoprire il mondo intero e devastarlo, precisamente perché si diffonde come un fungo sulla sua superficie. E’ una sfida al pensiero, perché il pensiero vuole andare in fondo, tenta di andare alle radici delle cose, e nel momento che s’interessa al male viene frustrato, perché non c’è nulla. Questa è la banalità. Solo il Bene ha profondità, e può essere radicale.

La filosofa che forse più in profondità ha studiato le aberrazioni del nazismo, coniando quella ormai famosa espressione, “la banalità del male”, riferita a uno dei principali esecutori della Shoah, dà una definizione di tetra neutralità e ignavia a chi non pensa, a chi non riflette, a chi non ha idee proprie, a chi non dà valore e giudizio alle proprie azioni e alle loro conseguenze. La Arendt collega il “bene” direttamente al pensiero, fonte vitale di comprensione del mondo.
Favorendo noi una riflessione vivace nei ragazzi, renderemo forse il servizio migliore a questo Giorno che, per essere vissuto nel modo più autentico, necessita di un pensiero non statico, non nozionistico.
Occorre fornire alle nuove generazione gli strumenti, anche empirici, per riflettere su cosa l’umanità è stata in grado di fare, perché non accada mai più.

Questo, forse, è il senso più vero del Giorno della Memoria, ed è un bene prezioso per tutti.



Goti Bauer

Goti Bauer, residente a Fiume, fu arrestata in provincia di Varese con il padre, anziano ed infermo ed il fratello, mentre cercavamo di attraversare il confine italo-svizzero; rinchiusa nel campo di Fossoli, venne deportata ad Auschwitz nel maggio 1945. Fu liberata a Theresienstadt il 9 maggio 1945

Goti Bauer, Una vita segnata, in Voci della Shoah, Firenze, 1996.

Dicevano che eravamo diretti ad un campo di lavoro; come avremmo potuto credere che dei bimbetti, dei neonati, dei malati servissero a questo scopo? Alle nostre domande non venivano date risposte plausibili; non era importante convincerci, era importante tenerci tranquilli perché non esplodesse il panico (.).

Eravamo stretti come sardine, più di cinquanta per vagone, ogni giorno più disperati, più rassegnati. Ricordo il ribrezzo per i primi pidocchi che ci trovammo addosso, le cimici intorno. Lo sferragliare del treno copriva i singhiozzi sommessi delle madri, non i pianti disperati dei bimbi. Avevano fame, avevano tanta sete, non avevano il minimo spazio per muoversi. Ricordo la folle tentazione di fuggire che mi prese ad Ora, prima del Brennero, dove ci fecero scendere per qualche momento. Non osai. Cosa sarebbe successo agli altri, ammesso che vi fossi riuscita? Sì, perché secondo il codice nazista per ogni infrazione non pagava solo il colpevole ma quanti gli stavano intorno (.).

Il viaggio durò una settimana, la sera del 22 maggio arrivammo a Birkenau (.).



C'erano (.) anche le guardie SS con i cani lupo a controllare che tutto funzionasse e che la disciplina fosse rispettata. Quei cani erano addestrati apposta per azzannare e sbranare i trasgressori.

La mia squadra fu per un certo tempo adibita alla bonifica di terreni paludosi sulle rive della Vistola. Il luogo era a parecchi chilometri da Birkenau: vi andavamo a piedi, in fila per cinque e guai a chi non teneva il passo. Dovevamo prosciugare la zona acquitrinosa, svuotandola a palate dalla melma e riempiendola di ghiaia che altre prigioniere ricavavano macinando pietre in grosse trituratici azionate a mano.

Qualche settimana dopo ci mandarono più lontano, a molti chilometri di distanza da Birkenau. Ci portavano nei camion, dovevamo approntare strutture difensive per l'esercito del "grande Reich", in vista del fronte russo che si stava avvicinando. Eravamo nell'agosto del 1944 ed era già in atto la ritirata tedesca. Scavavamo trincee, un lavoro pesantissimo che diventava di giorno in giorno più tremendo via via che le condizioni climatiche peggioravano. In Polonia l'autunno e poi l'inverno arrivano molto prima che da noi, per cui al freddo, sotto l'acqua, vestite di stracci, con le SS sul bordo della fossa a controllare che la pala fosse abbastanza piena, era un indescrivibile supplizio. Non ci pensavano due volte ad aizzarti contro il cane e quando succedeva, la malcapitata veniva riportata al campo a braccia e quasi mai sopravviveva. In lontananza vedevamo una bianca casetta di contadini. Sembrava un miraggio, gente vi entrava, gente ne usciva: era la vita. Dal camino saliva un lieve filo di fumo: immaginavi la pentola sulla stufa, la famiglia riunita intorno al desco. Ricordo quella casa come il più grande desiderio che io abbia mai avuto: potervi arrivare, nascondermi, scaldarmi al tepore di quella stufa, passarvi il resto dei miei giorni.
A mezzogiorno c'era una sosta e ci veniva dato un mestolo di zuppa di rape. C'è chi sorseggiava quella brodaglia lentamente per farla durare più a lungo e chi invece la trangugiava in fretta perché non resisteva un minuto di più. Chissà cosa avremmo fatto per averne un altro mezzo mestolo, tanta era la nostra insaziabile fame.


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